Gli anni romeni dell’esploratore Romolo Gessi

Una delle pagine più affascinanti e, al contempo meno note al grande pubblico, della storia italiana è quella rappresentata dalle vicende dei grandi esploratori italiani che, fino agli inizio del XIX secolo, compirono grandi imprese nelle diverse parti del mondo. Tra i tanti protagonisti un posto particolare merita Romolo Gessi. In questo breve saggio, oltre che a ricordarne le sue imprese, vorremmo porre l’attenzione sul suo rapporto con la Romania.

Romolo Gessi era nato a «tra Ravenna e Malta» il 30 aprile 1831. Se, come vedremo, non certo tranquilla, può essere definita la vita del nostro protagonista. Altrettanto avventurosa fu l’esistenza di suo padre tanto che possiamo dire che l’amore per la libertà, il cosmopolitismo e l’amore per l’umanità intesa in senso mazziniano albergavano nella famiglia Gessi.
Il padre di Romolo, il ravennate Marco Gessi, dopo la fine del Regno Italico, ebbe a soffrire molte persecuzioni a causa delle sue idee liberali e contrarie all’ondata reazionaria che imperversava in Europa. Come molti patrioti, subì le angherie della polizia (in questo caso pontificia) e dopo una serie di arresti e interrogatori scelse la via dell’esilio. Per proseguire gli studi di giurisprudenza interrotti a Bologna, Marco Gessi raggiunse Londra dove conobbe George Stratford Canning, figlio dell’ambasciatore inglese a Costantinopoli. Questa fraterna amicizia permetterà a Marco Gessi, nel frattempo naturalizzato cittadino britannico e terminati gli studi, di essere assunto quale legale della dell’Ambasciata Britannica presso la Sublime Porta sotto la protezione di Lord Stratford Canning, primo visconte di Stratford de Redcliffe [1]. Nella capitale dell’Impero Ottomano, Marco Gessi conosce Elisabetta Carabett, figlia del primo corriere dell’ambasciata francese [2]. Da questa unione nacque una figlia, Ersilia [3], che andrà in sposa al politico romeno di origine olandese Edmond Petru van Saanen [4], e due figli maschi, Giovanni [5] e il nostro Romolo. 

La situazione dell'attuale territorio della Romania attorno agli anni ’20 del XIX secolo era per certi versi simile a quella che si era realizzata nella penisola italiana [6]. Il movimento romantico contribuì al rafforzamento del desiderio di unificazione. Un sentimento ancor più acceso in quanto i romeni si trovarono al centro degli interessi dell'Austria, dell'Impero Turco e della Russia. La Transilvania, dopo la fine della dominazione ottomana, si trovò all'inizio del XVII secolo a divenire parte integrante dell'Impero e nel 1711 questo controllo divenne sempre più pressante tanto che i principi locali vennero progressivamente sostituiti da funzionari nominati da Vienna. Anche la relativa autonomia che questa regione aveva fino allora goduto venne del tutto cancellata sotto il regno di Leopoldo II che respinse le richieste di riconoscere la nazione romena al pari delle altre nazionalità che formavano l'Impero.
Non meno difficoltosa era la situazione dei romeni di Valacchia e Moldavia. Nel 1792, a seguito del trattato di Iasi, l'impero ottomano fu obbligato a cedere alla Russia i territori moldavi oltre il fiume Dnestr, corrispondenti all'attuale territorio della Trasnistria [7]. La spartizione dei territori dei principati di Moldavia e Valacchia tra i due imperi a danno degli ottomani venne completata con il trattato di Bucarest del 1812 quando la Russia si annetté la Bessarabia. I territori dei principati furono ancora per diversi anni al centro della contesa tra Russia e Turchia fino al trattato di Adrianopoli che, siglato alla fine della guerra russo-turca del 1828/1829, sancì per i Principati di Moldavia e Valacchia un sistema politico-amministrativo che, seppur caratterizzato da una forte egemonia russa, non permetteva quella reale indipendenza dall'Impero Ottomano dei quali i Principati erano almeno formalmente ancora parte e dall'altro dalla Russia che si ergeva protettrice dei popoli cristiani.

In questo contesto, Marco Gessi viene inviato a ricoprire l’incarico di vice console britannico. Nel 1830 l’Europa è scossa da una serie di Rivoluzioni che di lì a poco contagiano anche l’Italia. Nel mese di febbraio anche le Legazioni Pontificie insorgono e si costituisce lo Stato delle Provincie Unite [8]. Anche Ravenna, la città natale dei Gessi, è interessata da questo fermento. Marco Gessi, forte della protezione diplomatica britannica, rientra con la famiglia e la moglie Elisabetta incinta di Romolo nella città romagnola. La caduta dello Stato delle Provincie Unite il 26 aprile 1831 costringe nuovamente questo patriota all’esilio e il 31 aprile 1831 riprende nuovamente la via dell’Est Europa. In quel giorno, mentre la nave si allontana dalla costa italiana, Elisabetta Carabett dà alla luce un bambino che sarà battezzato a Costantinopoli con il nome di Romolo Evaristo Gessi, futuro eroe di Crimea e d’Africa. Dopo alcuni giorni trascorsi a Costantinopoli, Marco Gessi e la sua famiglia rientrano a Bucarest dove il piccolo Romolo cresce in un ambiente culturalmente cosmopolita e multiculturale. Anche se cittadino inglese, nella vita domestica si usava la lingua italiana, come italiano era il modo di educare i figli, mentre nei rapporti con il mondo esterno si usavano l’inglese e il francese. Dalla madre apprese la cultura e la lingua armena. L'educazione domestica fu italiana, come italiana era la lingua parlata a casa, mentre l'inglese ed il francese venivano comunemente usati nei rapporti con l'esterno. Allo stesso modo apprese l'armeno dalla madre ed il turco dalla vita quotidiana.
Nel 1842 Marco Gessi moriva a Bucarest lasciando alla famiglia discrete risorse economiche e il prestigio che si era andato costruendo sia a Costantinopoli sia a Bucarest sia presso le autorità britanniche.  Quest’ultime non si scordarono del giovane Romolo e, proprio per i particolari servizi che suo padre aveva reso al Governo di Sua Maestà Britannica, all’età di 11 anni venne inviato all’Accademia Militare di Wiener Neustad [9] e successivamente in quella di Halle [10]. Dopo questa fase di formazione, Romolo Gessi rientra nel 1848 a Bucarest, dove presta servizio presso il Consolato Britannico di quella città che lo aveva visto crescere.

La Romania del 1848, come tutta l’Europa, è ben differente da quella che aveva conosciuto solamente qualche anno prima. Infatti, al pari dell'Italia, anche la Romania venne interessata dal vento rivoluzionario del 1848 che in ogni parte dell'Europa sollevava le nazionalità oppresse in cerca di una propria Patria. In Romania «i movimenti insurrezionali del 1848 vedevano avanzare richieste diverse da regione a regione. In Valacchia, si chiedeva la fine del protettorato russo e del “Regolamento Organico”, e la sua sostituzione con un'altra carta costituzionale». Divisioni e liti tra i rivoluzionari romeni, tanto simili a quelle tra italiani, fecero fallire entrambi i movimenti insurrezionali del 1848, 1849 e 1853 e furono giudicate con severità sia da Mazzini sia dal romeno Constantin Rossetti [11]. Il primo, nel 1850, nello scritto Foi et Avenir sosteneva che «mancanza di organizzazione, di unità, lotte meschine tra i vari gruppi politici sono all’origine del fallimento della nostra impresa». Mentre, nella contemporanea Cronica politica di Constantin Rossetti, emerge un’interessante parallelismo; infatti, il patriota romeno sosteneva che Milano, Venezia, Roma e le altri parti d’Italia, invece di sollevarsi insieme tutte d’un colpo, rovesciando tutti gli imperatori, di proclamare la Repubblica Italiana, una sola stanza e un solo governo popolare e repubblicano, si alzarono a turno, così anche noi romeni ci alzammo solo in parte e a turno» [12]. Questi fermenti non lasciano indifferente Romolo Gessi, che partecipa non solo al dibattito culturale e politico della Romania, ma anche della sua Italia.
Nel 1853 lo zar Nicola I di Russia, con l’intenzione di impossessarsi di Costantinopoli, del Bosforo e dei Dardanelli, attaccava la Turchia per terra e per mar e questa situazione non viene vissuta senza problemi nei Principati Uniti, ancora formalmente vassalli della Sublime Porta. Come nel 1848, anche lo scoppio di questo conflitto fa risvegliare nei patrioti romeni la voglia di una completa indipendenza.

A questi avvenimenti Romolo Gessi assiste da un punto di osservazione particolare, quello del Consolato Britannico di Bucarest. La formazione nelle prestigiose accademie militari europee e la padronanza delle lingue permettono a Romolo Gessi di farsi notare in un conflitto che ha il sapore sempre più di una guerra internazionale. Queste caratteristiche e la necessità per i militari di potersi affidare ad interpreti fidati, fanno sì che nel 1855 e fino alla fine del conflitto Romolo Gessi possa seguire in prima persona gli eventi di questa «guerra europea». Tra i tanti a comprendere le straordinarie capacità e potenzialità del futuro esploratore, un ruolo particolare è rivestito dall’amicizia e dalla fiducia che nacque sui cambi di battaglia della Crimea tra il Gessi e il giovane ufficiale Charles George Gordon. Alla fine della guerra di Crimea Romolo Gessi termina ogni incarico di fiducia presso il Consolato Britannico di Bucarest per riprendere la propria attività di perito per i Lloyd Register prima a Londra e poi in Oriente. Anche questa attività però è destinata a cessare rapidamente; infatti, come suo padre, sente il richiamo dell’Italia e nel 1859, all’annuncio della seconda guerra d’indipendenza, lascia la Romania per raggiungere Garibaldi e arruolarsi come volontario nei «Cacciatori delle Alpi». Al seguito dell’«eroe dei due mondi» Gessi rimarrà fino alla proclamazione del Regno d’Italia e, dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana [13], rientra in Romania come preposto dell’ufficio di Bucarest dei Lloyd Register. A Bucarest incontra e sposerà la violoncellista Ceca Maria Purkat, dalla quale avrà sette figli.

Nel 1870 lascia definitivamente l’impiego ai Lloyd per dirigersi a Tulcea, dalla sorella Erislia. Qui, circondato anche da emigranti italiani, impianterà un mulino e una segheria a vapore, ma già nel 1871 le vessazioni delle autorità ottomane lo costringono a cedere l’impresa. Ma per questo italiano, figlio adottivo della Romania, il destino ha in serbo altro. Nel 1873, Charles George Gordon lo chiama come suo fiduciario lungo il Nilo Bianco con l’incarico di installare postazioni militari nel Bahr el Gazal e nella repressione della tratta degli schiavi. Da questo momento i rapporti con la Romania sono legati solamente alla corrispondenza con l’amata sorella Erisila ma, in tutta la sua vita, Romolo Gessi non dimenticherà mai gli anni di Bucarest e i tanti amici romeni. Per questo Romolo Gessi figura degnamente tra i tanti italiani che hanno contribuito alla storia dell’Italia, della Romania e di molteplici congiunte vicende.



Marco Baratto
(n. 1, gennaio 2016, anno VI)

NOTE

1. Lord Stratford Canning, I visconte di Stratford de Redcliffe (4 novembre 1776 – 14 agosto 1880). Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, Cavaliere dell’Ordine del Bagno, Consigliere privato di S.M. Fu per diverse volte impegnato a Costantinopoli. Una prima volta nel 1808, successivamente prese parte, in rappresentanza del Regno Unito, alle diverse sessioni di lavoro che precedettero la stesura del Trattato di Bucarest del 1812 tra la Russia e l’Impero Ottomano. Dopo diverse missioni diplomatiche in Svizzera, Stati Uniti e Russi, venne inviato dal 1842 al 1858 quale Ambasciatore plenipotenziario Britannico. Ritornato in Patria, prese possesso del suo seggio alla Camera dei Lords dove intervenne sulle questioni di politica estera. Durante la crisi internazionale del 1870 che percorse i domini dell’Impero Ottomano intervenne regolarmente con suoi articoli sul «Times». Nel corso della sua vita si sposò due volte. La prima nel 1817 con Harriet Raikes che morì a 27 anni senza avere figli, e successivamente nel 1827 con Eliza Charlotte Alexander dalla quale ebbe cinque figli.
2. La Madre di Romolo Gessi, Elisabetta, aveva origini da una famiglia armena residente nell’attuale territorio della Romania, che faceva parte della minoranza armena di quei territori.
3. Ersilia Gessi era nata a Smirne e, dopo essersi sposata, si trasferì in Tulcea dove, grazie anche alla pensione del marito, avviò una serie di attività industriali, tra le quali un mulino per la macinazione del grano. Prima di morire farà ritorno a Bucarest dove morirà a 56 anni nel 1866. Le esequie saranno tenute presso la chiesa romano cattolica «Bărăţia» di Bucarest.
4. Edmond Petru van Saanen, di origine olandese, partecipa alla rivoluzione romena del 1848. Amico di C.A. Rosetti, entra in contatto con i fuoriusciti italiani in Romania. Fervente sostenitore delle idee di Mazzini, sosterrà la causa repubblicana attraverso i suoi scritti sul giornale in lingua francese «Le Journal de Bucurest». Entra in servizio presso il Ministero degli Affari Esteri sotto Alessandro Cuza.
5. Giovanni Gessi (1841-1925). Dopo la morte del fratello Romolo rientra in Italia, dove ricopre per diversi anni nel Comune di Castel Guelfo (Bologna) la carica di segretario comunale. Di idee mazziniane e repubblicane, sarà amico e frequentatore di Andrea Costa, Luigi Rava, Alfredo Xella.
6. Per comprendere in modo dettagliato i legami tra il risorgimento italiano e la causa nazionale romena, rinvio al libro Il Cammino della Libertà risorgimento italiano e l'indipendenza della Romania”, 2011, Lulu.com
7. La Trasnistria è una regione che oggi è parte integrante della Repubblica Moldova. La Trasnistria è al centro di un contenzioso internazionale, in quanto si è proclamata indipendente dalla Moldova il 2 settembre 1990. 
8. Lo Stato delle Provincie Unite Italiane era nato a seguito delle insurrezioni del 1830 nelle legazioni pontificie di Bologna, Ferrara, Forlì e Ravenna. La Capitale venne posta a Bologna. Il 5 febbraio 1831 viene dichiarato decaduto il potere temporale del Papa e il 4 Marzo si insedia l’Assemblea Provvisoria. Lo Stato delle Provincie Unite cesserà il 26 aprile 1831 con l’occupazione da parte degli austriaci della città di Ancona. Dopo un duro periodo di repressione verrà nuovamente restaurato il dominio pontificio.
9.  L’Accademia Militare Teresiana di Winer Neustad fu fondata nel 1751 dall’Imperatrice Maria Teresa. Dal 1997 l’Accademia è parificata agli studi
Universitari.
10. Oggi Università «Marti Lutero».
11. Constantin Alexandru Rosetti (Bucarest, 2 giugno 1816 – Bucarest, 8 aprile 1885). Nato a Bucarest da una famiglia di origine greca, nel 1845 si trasferì per motivi di studio a Parigi. Tornato in Romania, nel 1847 sposò Maruìy Grant, sorella del console inglese a Bucarest. Rosetti prese parte alla Rivoluzione della Valacchia del 1848. Fu inoltre l'editore del primo giornale rivoluzionario, «Pruncul Român». Grande sostenitore e propugnatore in terra romena delle idee mazziniane, fu costretto all’esilio tra il 1848 e il 1859. Dopo la proclamazione dei Principati Uniti di Moldavia e Valacchia rientrò in Patria dove nel 1861 venne eletto deputato e nel 1866 ebbe l’incarico di Ministro della Pubblica Istruzione. In questa veste, ispirandosi alla Legge Casati ed alle sue convinzioni mazziniane cercò di realizzare una scuola pubblica laica e gratuita in tutta la Romania. Convinto Repubblicano fu favorevole alla deposizione di Alessandro Cuza. Nel 1877 fu Presidente della Camera dei Deputati e nel 1881 Ministro degli Interni. Coltivò una grande ammirazione per l’Italia e per il Risorgimento ed in particolar modo per Mazzini e Garibaldi. Nel 1861 tentò di organizzare un reparto romeno da affiancare a Garibaldi nell’impresa dei Mille.
12. Marco Baratto Primo Risorgimento – Mazzini per i romeni fu l'eroico tessitore della libertà  in Pensiero Mazziniano,  Forlì, dicembre 2009.
13. Fino a quel momento era cittadino britannico.