Nuova pubblicazione per il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia

Il libro a cura di Francesco Guida, L'Italia e la Romania verso l’Unita Nazionale, pubblicato presso la Casa Editrice Humanitas nel 2011, raccoglie i lavori del Convegno internazionale tenutosi all'Università di Bucarest il 16 e 17 giugno 2011, per celebrare il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia.

Il volume si apre con il messaggio introduttivo dell'Ambasciatore d'Italia a Bucarest, Mario Cospito, che evoca le somiglianze nel processo di unificazione d'Italia e di Romania, sottolineando la necessità di un tale approccio, visti i legami molto stretti tra i due Paesi, derivati principalmente dalla comune origine latina e dai rapporti di amicizia sviluppati nel tempo e solo temporaneamente interrotti durante il regime comunista in Romania.

Seguono gli articoli delle personalità intervenute al Convegno: Francesco Guida, Ştefan Delureanu, Antonio D’Alessandri, Raluca Tomi, Alberto Basciani, Ion Cârja, Emanuela Costantini, Rudolf Dinu, Alberto Castaldini, Giampaolo D’Andrea e Adrian Niculescu. L'indice finale degli autori, nel quale si trovano i dati biobibliografici di ciascuno, illustra il loro percorso professionale.

Il saggio di Francesco Guida, L’Unificazione italiana e il Risorgimento delle nazioni del Sud-est europeo, evidenzia il collegamento tra gli eventi del XIX secolo italiano e quelli contemporanei del Sud-Est europeo, collegamento che si spiega con l’influenza del Risorgimento che diventa così un fenomeno europeo, non solo italiano, dato che il nazionalismo e la lotta per l'indipendenza costituiscono alcuni punti comuni nella storia di molte nazioni europee. Francesco Guida fa quindi una panoramica sugli eventi della lotta per l'unità nazionale in Italia e nell’area balcanica, dai movimenti rivoluzionari del 1821 e del 1848 all'Unità d'Italia, dopo di che cerca di dimostrare l'esistenza di un modello italiano, soprattutto dopo il 1861, che cominciò a essere imitato principalmente nel centro e nel sud-est dell’Europa.

L’articolo di Ştefan Delureanu, La ricezione romena del processo di unificazione italiana, tratta della ricezione degli eventi accaduti in Italia durante il processo di unificazione negli ambienti alti e quelli popolari dello spazio romeno. L'autore propone un percorso attraverso taluni atteggiamenti, da quello di simpatia nei confronti del Regno di Sardegna e di Cavour, a quello di entusiasmo generale nello spazio romeno nel momento in cui l'Unità d'Italia passava dall'idea alla realizzazione. Non si deve dimenticare neanche la simpatia nei confronti di re Vittorio Emanuele, né i rapporti di amicizia tra i due Stati o il linguaggio della stampa romena, che considerava gli italiani come «fratelli» dei romeni, né il fatto che i romeni vedevano l'Unità d'Italia come un’esperienza che avrebbe potuto servire nel futuro anche a loro, visione incoraggiata dallo Stato italiano. Quindi, anche questo articolo mette in risalto il fatto che il Risorgimento italiano è diventato un modello per i romeni e l'autore ritiene che ciò sia dovuto all’impatto stimolativo della romanità e della comune origine latina.

Il terzo articolo propone l'approccio di Antonio D'Alessandri, La questione d’Oriente e l’Europa. Nazionalismo, rivoluzione ed esilio dopo il 1849, nel quale vengono presi in considerazione alcuni temi come l’influenza della Francia a metà dell’Ottocento sulla questione nazionale negli stati del Sud-Est europeo e l'esilio di alcune personalità di questa parte dell'Europa nella capitale francese, dopo il 1848. L'autore si sofferma soprattutto sull’immigrazione polacca, ungherese e romena a Parigi, nella quale solo i polacchi ebbero però un leader riconosciuto, nella persona di Czartoryski. Così, la capitale francese diventò il centro politico e culturale del nazionalismo centrale e sud-est europeo per un determinato periodo di tempo.

Nell’articolo L’Italia e la modernizzazione dei Principati romeni (1856-1866), Raluca Tomi si chiede se sia esistito un modello italiano e, in caso affermativo, in che modo abbia influenzato la modernizzazione istituzionale dei Principati Romeni. Raluca Tomi dimostra che l'interesse dell’Italia per la questione romena dopo il 1848, soprattutto dopo la guerra di Crimea, è stato molto alto, come anche il suo coinvolgimento. Dopo un'analisi approfondita dei diversi eventi e cambiamenti istituzionali nel periodo 1856-1866, l'autrice conclude che, sebbene l'influenza italiana non fosse forte come quella francese, essa c’è stata e si fece sentire nella stesura del Codice Civile, nella modernizzazione dell'esercito, nell'educazione dei giovani studiosi nelle università italiane, nell'introduzione di alcune colture agricole, nel ricorso agli specialisti italiani in vari settori e nel tentativo di regolare i rapporti con la Santa Sede, ma anche indirettamente, nella sfera economica e in quella culturale.

Il saggio di Alberto Basciani, Le relazioni diplomatiche fra l’Italia e i Principati romeni dalla Mica Unire al Congresso di Berlino (1861-1878), si occupa delle relazioni diplomatiche tra Italia e i Principati Romeni nel periodo 1861-1878, passando brevemente per i momenti più importanti di queste relazioni: il riconoscimento immediato del nuovo Stato italiano da parte dello Stato romeno dopo l'unificazione dell'Italia nel 1861, la posizione favorevole presa dall'Italia nei confronti dei Principati, nel contesto della questione orientale, ma anche l'incapacità o la «neutralità» dell'Italia al Congresso di Berlino, quando la Romania cede la Bessarabia alla Russia, dopo che le grandi potenze avevano già preso questa decisione.

Ion Cârja propone, nell’articolo Elite e nazione. L’episcopato greco-cattolico romeno e il tardo Risorgimento, un'ampia discussione sul ruolo delle élite religiose nella nascita della coscienza nazionale nei popoli del Sud-Est europeo, dove una confessione corrisponde in genere a un'etnia. Un altro aspetto riguarda l'atteggiamento dell’élite della Chiesa greco-cattolica nel contesto dell’annessione di Roma manu militari nel 1870 da parte del nuovo Stato italiano, fatto che ha portato a un'ostilità aperta tra il Regno d'Italia e il Papa, ormai privo del suo potere secolare. Dato che fra i romeni della Transilvania, che aspiravano anche loro all'unità nazionale e all'indipendenza, il Risorgimento italiano era visto con simpatia, l'atteggiamento della Chiesa greco-cattolica e, specialmente, quello dei membri dell'élite ecclesiastica, come Ioan Vancea e Iosif Papp Szilágyi, non poteva che essere moderato e, anche se la solidarietà con il Papa, ora visto come una vittima dei barbari che occuparono Roma, fu apertamente dichiarata, essi evitarono di accusare chiaramente gli italiani e il Risorgimento, per non perdere la fiducia dei propri fedeli.

Emanuela Costantini si sofferma, nell’articolo Quale stato? Proposte federaliste nei processi risorgimentali italiano e romeno, sulla questione dello Stato federale, così come è stata elaborata nell’epoca dei progetti e delle ricerche per la creazione di uno Stato unitario nei casi italiano e romeno. Va detto sin dall’inizio che i due casi non sono del tutto identici perché i progetti italiani concernevano l'organizzazione interna dello Stato come una federazione, mentre quelli romeni ponevano la questione di una federazione dello Stato Romeno con altri Stati, quindi piuttosto come una confederazione. L'autrice mostra in seguito come è stato argomentato in diversi progetti il modello della federazione nel caso italiano e poi in quello romeno, analizzando brevemente ciascuno di essi.

L’articolo di Rudolf Dinu, «Il modello italiano» nella proclamazione del Regno di Romania (1881), esamina il difficile percorso dello Stato Romeno per acquisire un nuovo statuto, quello di Regno, dato che la proclamazione del Regno non era vista con simpatia da parte delle grandi potenze. Si fece nuovamente uso della politica del fatto compiuto, ma per essere considerato legale, l'approccio seguì la stessa procedura utilizzata nella proclamazione del Regno d'Italia nel 1861. Così, studiando i documenti e gli atti ufficiali dell’evento in Italia, si imitò il modello italiano anche nel caso romeno, con piccole differenze. Lo Stato italiano sarà il primo a riconoscere ufficialmente il nuovo statuto della Romania, ovvero quello di Regno.

L’articolo di Alberto Castaldini, Una patria per le minoranze. Ebrei e valdesi di fronte all’Unità d’Italia, affronta il problema del contributo delle minoranze ebraica e valdese nel movimento per l’Unità nazionale d'Italia, mostrando la loro evoluzione dall’emancipazione politica, avvenuta con lo Statuto Albertino, alle leggi razziali del periodo interbellico, sfavorevoli agli ebrei.

Giampaolo D’Andrea, in Il Mezzogiorno e l’Unificazione italiana, fa una panoramica della situazione politica, e non solo, nei vari stati italiani del periodo precedente all'unificazione d'Italia, in relazione ai cambiamenti a livello internazionale in Europa.

L'ultimo articolo del libro è quello di Adrian Niculescu, intitolato Risorgimento italiano e Rigenerazione nazionale romena. Similitudini, sincronie, parallelismi e una vistosa differenza, che tratta, come suggerisce anche il titolo, dei simili sviluppi nella storia degli italiani e dei romeni, soprattutto nel Novecento, ed esamina attentamente ciascuno dei momenti storici delle due nazioni, con tante analogie. Si nota, tuttavia, una grande differenza a livello culturale e civile, dato che all’epoca la Romania era ben al di sotto rispetto all’Italia per quanto concerne questi due aspetti. La generazione del 1848 in Romania ha proprio il merito di aver modernizzato e occidentalizzato in larga misura lo spazio romeno, in pochi decenni.

Per concludere, vogliamo ribadire il fatto che la pubblicazione del libro Italia e Romania verso l'Unità Nazionale deve essere accolta favorevolmente perché ha il merito di far conoscere i lavori di un convegno molto importante sulle relazioni romeno-italiane negli ultimi secoli e anche perché rappresenta il frutto di una collaborazione benefica tra due spazi culturali diversi, come l’Italia e la Romania. Gli articoli pubblicati in questo volume sono senz'altro contraddistinti dallo stile specifico di ogni autore, avendo inoltre il merito di trattare in modo conciso e chiaro argomenti che, seppur circoscritti allo stessa tema, propongono prospettive diverse e interessanti e possono costituire punti di partenza per ricerche più ampie. Un altro aspetto positivo del lavoro, che abbiamo qui illustrato brevemente, riguarda l'indice degli autori, inserito alla fine del volume, dove tutti gli studiosi sono presentati al lettore interessato a conoscere sia la loro formazione, sia il loro percorso professionale.

Italia e Romania verso l’Unita Nazionale
è un libro di grande utilità anche perché offre al pubblico romeno articoli di studiosi italiani ai quali diversamente sarebbe stato abbastanza difficile arrivare. Tuttavia, il fatto che i saggi raccolti nel volume siano pubblicati in italiano può renderli meno accessibili al pubblico romeno poco familiarizzato con la lingua italiana. In questo senso, siamo del parere che un'edizione bilingue sarebbe stata più opportuna, rendendo più facile l'accesso al libro da parte degli studiosi che non hanno necessariamente contatto con lo spazio italiano, con la lingua italiana o con argomenti di ricerca che riguardano l’Italia. Ma detto questo, al curatore del volume e alla prestigiosa casa editrice Humanitas va espresso un entusiastico plauso per averlo pubblicato.


Olivia Simion
(n. 3, marzo 2012, anno II)