«Ricordati di dimenticarla». Versi di Corrado Calabrò

Nato a Reggio Calabria, nel 1935, in una famiglia di intellettuali, Corrado Calabrò si laurea brillantemente in giurisprudenza a soli 22 anni, presso l’Università di Messina, anche se – come ripetutamente ha confessato – avrebbe desiderato assai dedicarsi allo studio della fisica. Infatti, la sua solida cultura pure nel campo delle scienze esatte non sfugge ai lettori attenti, comunque largamente essendo superata dalla passione per le materie umanistiche, in senso lato, comprese varie lingue, soprattutto romanze.
In simultaneità con la carriera di magistrato e di statista, Corrado Calabrò si dedica alla letteratura, con una preponderanza spiccata verso la poesia. Ai 17 volumi di liriche, finora pubblicati, si aggiungono diversi libri portati in lingue straniere.
Numerosi i premi vinti, tante le giurie di poesia alle quali prese parte.

L’unico romanzo finora pubblicato, Ricorda di dimenticarla, finalista al Premio Strega, è stato il più letto romanzo italiano nel 1999, quando ne esce anche la prima traduzione, in romeno, a Timişoara. L’edizione princeps uscì presso la casa editrice romana Newton&Compton, la ristampa risale al 2006, per i tipi della Rubbettino, anno in cui il regista Renzo Martinelli realizza il trepidante film Il mercante di pietre, tratto molto liberamentedalla tormentata vicenda amorosa di Alceo Rondìni e della fascinosa e scostante Leda.
Ricchissime le tematiche, ma la ricorrenza del mare e dell’amore è travolgente.
Diecine di studi, articoli, recensioni sulle opere sue sono uscite in patria e fuori dai confini del Bel Paese. Indimenticabili i numerosi spettacoli di cui i versi di Calabrò furono la colonna portante e i sette CD realizzati con Achille Millo, Riccardo Cucciolla, Giancarlo Giannini, Walter Maestosi, Paola Pitagora, Alberto Rossatti, Daniela Barra.
Nel 1997, rispettivamente, nell’anno 2000, Corrado Calabrò fu insignito del titolo di Doctor Honoris Causa presso l’Università Mechnikov di Odessa e presso l’Università dell’Ovest di Timişoara, dove la sua presenza è sempre stata un seguitissimo avvenimento.

Viorica Bălteanu


Natura fredda

Sei apparsa sul mio sentiero
come una nuvola fredda
che in un istante è grande quanto il cielo.

(1976)


 
Deriva

Come l’acqua scorre per i fiumi
e come il sangue per le vene
fluisce e si rinnova senza posa

così dentro di me la tua presenza
mi sfugge e al tempo stesso mi pervade.

Sono una barca spogliata di vela
che anela inutilmente al mare aperto
mentre via la trascina la corrente:

ogni spinta e sostegno mi abbandona
ed a te mi riporta la deriva.

(1976)

 

Liaisons

Non è me che detesti
ma questo laccio così dolce e tenace.

Non è te che – forse – amo
ma questo laccio sottile e tenace
che ci strangola insieme, a occhi aperti.

(1984)

 

Non cerco punti d’appoggio

Sono partiti gli uccelli migratori
per linee tangenti.
Appresso a loro una quaglia accecata
è fuggita da un buco del gabbione.

Saprei migrare ancora e più lontano
seguendo oscuri segni.
Non cerco punti d’ appoggio:
datemi una linea di fuga
e scoccherò dal mondo.

(1991)

 

Ricordati di dimenticarla...

Non ti regalerò un castello
e nemmeno un flat a Manhattan.

Non ti regalerò un anello
col suo occhio spocchioso di diamante.

Ti donerò  un ventaglio con su scritto:
«te quiero para olvidarte,
para te quererte te olvido»*.

(2000)

* Omaggio ad Antonio Machado.

 

Come dice il Veda

«Come va?»
«Eh, da alcuni anni il tempo va a giornate».

«No, veramente chiedevo di te».

«Di me? Suppergiù è la stessa cosa:
Vado a giornate come la stagione».

«E… con Meg tutto bene?»

«Sai che dice il Rig-Veda?
La bellezza sorprende ogni giudizio;
e l’amore non sa contare i giorni».

(2001)

 

Un sasso nell’acqua

Eh, la verità... Tu credi?

Secondo me
la verità gioca con un gatto
come una pallina
in sospensione in una boccia d’acqua.

Ci vuoi provare? Vedi questo ciottolo?
Lancialo così, a paragone.

Ecco, la verità
è come un sasso nell’acqua.

Ne puoi scorgere i cerchi in superficie
ma se lo segui con lo sguardo al fondo
non si distingue in mezzo agli altri ciottoli.

(2002)

Versi di Corrado Calabrò

(n. 4, aprile 2012, anno II)