«Con infinita amicizia». Tre lettere di Emil Cioran a Nicolae Steinhardt

Pubblichiamo la traduzione in lingua italiana di tre lettere scritte tra il 1980 e il 1983 da Emil Cioran a Nicolae Steinhardt. Le lettere furono rese note nel 2004 dalla rivista «Foaia românească». Sulla biografia e l’opera di Steinhardt, ricordiamo l’articolo Per la strada incantata dell'amore: il «Diario della felicità» di Nicolae Steinhardt uscito di recente sulla nostra rivista.


Parigi, 29 marzo 1980

Mio caro amico,

Ho appena chiuso le sue Incertezze e il modo migliore per parlargliene è indicare i capitoli che mi hanno particolarmente colpito. Sono quelli su: Malraux, Virginia Wolf, Galsworthy, Sade, von Balthasar, Léon Daudet, Wilde, Rilke e Cezanne, Gide, Dostoevskij. La sua imparzialità mi ha sedotto, perché questa è senza dubbio una qualità che a me manca – lo dimostra la scelta operata tra le personalità da Lei dipinte. Dopo averci riflettuto, devo dire che, per quanto mi riguarda, non è questione di preferenza, ma di una nervosità del tutto particolare suscitatami dai nomi che Le ho citato: ho solo voluto cogliere la sua reazione verso di essi. Ora posso dire di conoscerla meglio, la critica è solo una confessione indiretta. Il che non esclude l’obiettività. Avrebbe dovuto liquidare Leon Daudet, le sue insolenze e prese di posizione sono detestabili; Lei ha percepito l’importanza del memorialista e del suo temperamento singolare che gli rendono scusabili gli eccessi. Ogni volta che lo leggo sono rivoltato, indignato e ciononostante, comprensivo. Attualmente Lei è uno tra quei pochissimi spiriti che gli riconoscono quel dono di evocatore davvero eccezionale. Per quanto riguarda Malraux, ho l’impressione che sia stato troppo generoso; molto corretto e rigoroso con Sade; molto severo con Wilde. Infine, non è mia intenzione soppesare i suoi giudizi, ma di ringraziarla per le ore trascorse in sua compagnia. Le confesso che leggendola non sono riuscito a immaginarla per un solo attimo in un convento. Nei Balcani, per di più! Il gusto e la sua formazione intellettuale rivelano quanto Lei appartenga a questo mondo raffinato, seduttore e condannato! Se ho ben capito, questo libro è l’«addio» al suo passato, prima che s’immerga nella preghiera. Per Lei tutto deve ancora iniziare mentre noialtri restiamo ora come non mai incollati alle nostre miserie.

Con viva amicizia,
EMC


Parigi, 2 agosto 1981

Mio caro amico,

Nella sua bellissima lettera Lei prende troppo sul serio le inezie che avevo inserito qua e là sul cristianesimo e, cosa ancora più grave, su Cristo.
In realtà, e Lei lo sa molto bene, sono uno spirito religioso, se la religione presuppone una coscienza indubbia del vuoto di questo mondo. Che importanza può avere tutto il resto giacché so cosa significhi pregare (e, ancora di più, l’incapacità di poterlo fare)? Ma La autorizzo a farlo al posto mio.
Sia indulgente con questo impeto d’orgoglio, in realtà involontario, ma visto che domani parto per l’Engadina, sono sicuro che mi è stato ispirato da lontano dallo stesso spettro di Nietzsche che deve aggirarsi ancora in quei posti.

Creda nella mia viva amicizia,
EMC


Parigi, 10 marzo 1983

Mio caro amico,

Non voglio lasciare senza risposta la Sua bellissima ma troppo umile lettera. Tuttavia, cosa potrei risponderLe? Il Nulla ha inghiottito la mia vita, non sto facendo più niente, ho smesso di scrivere, sono diventato qualcuno di cui si parla sui giornali e sulle riviste, un simulacro di essere umano. La mia unica consolazione è la musica: ascolto Brahms tutti i giorni, sprofondo ancora di più nella malinconia, un sentimento completamente opposto alla salvezza, poiché esercita la sua minaccia proprio su quelli che si credono salvati. Devo ammettere che La ammiro: com’è possibile che Lei non ne sia toccato? Mi chiedo come faccia a sfuggire nella solitudine alla noia monastica, a quella terribile accidia che io avverto nel mondo? Sono stato per lungo tempo, e lo sono tuttora, pervaso dall’andamento devastante di quest’esperienza negativa di cui parlano i libri sull’ascesi. Sono certo che sarei stato un pessimo monaco, un asceta byroniano. Poiché non si può sfuggire a un demone che aleggia proprio in questa solitudine. Se fossi insieme a Lei a Rohia il monastero precipiterebbe sopra di noi oppure diverrei un santo che annullerebbe la sua identità. Forse dovrei provare invidia per la Sua ignoranza del gusto della perdizione?

Con infinita amicizia,
EMC



Traduzione di Amelia Natalia Bulboacă
(n. 6, giugno 2016, anno VI)