In memoriam. Talento e amore, le icone su vetro di Dorina Dutkay

Lo scorso 19 giugno, nel cuore della notte, è morta a Brașov, dopo una relativamente breve malattia, Dorina Dutkay. Nome di fatto ignoto al pubblico italiano, Dorina Dutkay è stata in realtà una straordinaria pittrice di icone su vetro in stile contadino e una donna di rare qualità umane e spirituali. Nata a Cluj nel 1936, ma trasferitasi a Brașov dal 1951, la sua vita si è caratterizzata non solo per la straordinaria attività artistica, ma anche per la frequentazione e comunione spirituale – grazie allo zio sacerdote Nicolae Grabenea, per 22 anni rinchiuso nelle prigioni comuniste – con grandi testimoni della vita religiosa e culturale romena, quali il metropolita di Cluj Bartolomeu Anania (deceduto nel 2011), P. Gheorghe Calciu-Dumitreasa, P. Zosim Oancea e molti altri. «Mio zio, Nicolae Grăbenea – amava ripetere Dorina – è nato a Răşinari ed ha trascorso l’infanzia con i fratelli di Emil Cioran. È stato in prigione con il metropolita Bartolomeu Anania, Petre Ţuţea, Mircea Vulcănescu, Padre Stăniloaie, Padre Calciu, Padre Cleopa, Nichifor Crainic e Radu Gyr [altrettanti giganti della resistenza religiosa e culturale nella Romania del periodo comunista, ndr]». La memoria dei grandi testimoni della fede cristiana e del loro sacrificio nella persecuzione comunista marcherà per sempre la coscienza di Dorina Dutkay, che avrà in questi uomini il suo riferimento costante nel valutare persone e azioni.

Dopo la laurea in Silvicultura e una vita spesa nell’esercizio della sua professione di ingegnere nonché in famiglia come moglie (poi vedova da diversi anni) e madre di due figli, Dorina Dutkay si dedica anima e corpo alla pittura di icone su vetro nello stile contadino tipico della Transilvania, anche se dipingere è per lei una pratica che data da lontano. Già alle scuole elementari apprende infatti i segreti dell’acquerello da alcune monache di Satu Mare (nord della Romania), quindi prende lezioni di disegno dal pittore Aurel Popp, mentre a Brașov diviene allieva del pittore Ştefan Mironescu e dell’artista Hans Mattis Teutsch. Per lungo tempo ha dipinto soprattutto ritratti, ma dopo il 1989 Dorina Dutkay si avvicina all’arte degli antichi pittori di icone su vetro e nel 1991 si iscrive al corso di iconografie presso la Scuola Popolare di Arte di Brașov. «Prima del 1989, era difficile dipingere icone – raccontava Dorina agli amici. Era proibito fare mostre con tematica, non avevi materiali, modelli per poter dipingere. Desideravo fare icone ma non avevo la preparazione né teorica né tecnica». Tutto questo le sarà possibile a partire dagli anni Novanta, quando inizierà a dipingere un numero immenso di icone, diventate nel corso della sua vita diverse migliaia.

La lista di coloro che sono stati veri amici di Dorina e che hanno beneficiato della bellezza e del dono delle sue icone è lunga, e si farebbero troppe omissioni a redigerla. Dalla Terra Santa alla Spagna, dagli Stati Uniti all’Italia – per non dire delle numerose chiese, monasteri, sacerdoti, persone comuni di Romania e di mezza Europa – tantissimi sono coloro ai quali ha donato le sue straordinarie icone. Donato, sì, perché Dorina detestava il commercio, anche se in determinati momenti per precise necessità materiali si trovava controvoglia forzata a vendere icone ad alcuni amatori di arte: «Mi piace regalare, lo faccio di tutto cuore, ma non ho altre entrate che una pensione di pochi milioni di lei [nella vecchia valuta romena, una somma pari oggi a circa 150 euro, ndr]. E talvolta le spese per mantenermi sono più della pensione». Al prestigioso Museo del contadino romeno di Bucarest come al non meno importante Museo Astra di Sibiu le icone di Dorina Dutkay sono sempre state tra le più belle e raffinate, mentre a Brașov il Museo Etnografico era diventato la sua seconda casa: qui infatti per molti anni ha tenuto – praticamente quasi fino alla fine – numerosi corsi di iconografia per ragazzi. Speciale l’affetto anche per il Museo delle icone di Sibiel, non senza grande dispiacere per lo stato di progressivo degrado delle opere che vi sono custodite.

La grande finezza e talento artistico di Dorina Dutkay restano scritti nella bellezza delle sue icone. Ma c’è un talento ancora più grande e ben conosciuto a tutti coloro che l’hanno amata: è il talento di una grande anima, di una figlia di quella Romania nobile, profonda, buona, cristiana, che non deve morire con la scomparsa dei suoi uomini e donne migliori.



   


 

Giovanni Ruggeri
(n. 7-8, luglio-agosto 2016, anno VI)