L'italianistica a Timişoara. In dialogo con Viorica Bălteanu

L’italianistica a Timişoara, l'attività del locale Comitato della Società Dante Alighieri e i legami con la comunità imprenditoriale italiana più importante della Romania. E ancora, il significato dell’atto traduttivo nell’era della comunicazione e l'attuale presenza della letteratura italiana. Sono alcuni dei temi affrontati nell’intervista con Viorica Bălteanu, docente dell’Università dell’Ovest di Timişoara. Per il suo instancabile sostegno alla promozione dei rapporti culturali italo-romeni, le è stata conferita nel 2004 l’onorificenza di «Cavaliere della Repubblica Italiana al merito culturale».

L’italianistica a Timisoara. I legami con la comunità italiana

Professoressa Bălteanu, la sua attività didattico-scientifica è strettamente legata all’Università dell'Ovest di Timişoara. Come si presenta oggi l’italianistica nella capitale del Banato e quali sono i principali legami con le università italiane?

Insegno lingua, letteratura e civiltà italiane presso l’Università dell’Ovest di Timişoara, dal 1990. Vi ho introdotto l’indirizzo di laurea in italianistica nel 1997, coadiuvata dal giovane Daniele Pantaleoni, laureatosi due anni prima. Dal 2008, funziona in Ateneo pure il Master Civiltà italiana e cultura europea, da me ideato e condotto. Le materie che insegno al Master citato sono Mito greco-latino e cultura europea;  Letteratura italiana e cinema; Letteratura italiana: riflessi europei (cioè Manzoni, Leopardi, Pirandello e Sciascia); Tradizioni religiose e laiche, gastronomia, enologia. I colleghi che insegnano diverse materie nel nostro indirizzo sono l’udinese Lett. dr. Daniele Panaleoni, le ex mie studentesse Lett. dr. Mirela Ileana Boncea e le assistenti dottorande Despina Elena Grozăvescu e Iulia Mihaela Nănău, nonché la Lettrice di ruolo Gloria Gravina.
Già dalla prima metà degli anni Novanta, con l’appoggio dell’allora preside di Facoltà Ileana Lucia Oancea, mi sono impegnata nell’allacciare validi rapporti di collaborazione con importanti Atenei italiani. La prima convenzione bilaterale, in ordine cronologico, è stata con Udine. Purtroppo, quella con Catania si è interrotta con la prematura scomparsa della carissima amica Teresa Ferro, egregia romenista e latinista. Scambi preziosi abbiamo inoltre avuto anche con Padova, Trieste, Foggia, Salerno. Col valentissimo professore perugino Norberto Cacciaglia, abbiamo convinto i rispettivi Rettori a firmare una convenzione bilaterale che funziona benissimo da 15 anni con la Stranieri del capoluogo umbro. Ho fatto lezioni, conferenze, letture di traduzioni mie da grandi poeti romeni, presentazioni di libri scritti o tradotti dalla sottoscritta a Roma, Perugia, Venezia, Urbino, Padova, Udine, Firenze, Trieste, Pordenone, Mazara del Vallo, Spilimbergo, ma pure a Katowice, Szombothely, Chişinău.

Dal 1991 dirige il Comitato di Timişoara della Società Dante Alighieri. Quale contributo ha portato questa Società alla vita culturale cittadina e ai rapporti italo-romeni?

Sono fiera di essere riuscita a convincere diecine di intellettuali di spicco e studenti timiscioregni a fondare il locale Comitato Dante Alighieri il 19 luglio 1991. Con circa 300 eventi culturali organizzati, siamo il più longevo e attivo comitato in Romania. Nel 2003, ho fondato il gruppo Respiro, con il quale ho fatto una trentina di spettacoli di musica e poesia italiane e romene in Italia (in Friuli-Venezia Giulia e in Veneto) e in Romania. Quest’anno, saremo invitati a Faenza, città gemellata con Timişoara fin dal 1991. Vi fanno parte ottimi musicisti (cito solo Nicoleta Colceiar, Cristian Ardelean, Angela Balici, Gianluca Vanzelli) e i recital, di notevole successo, sono stati ideati dalla sottoscritta, in una formula originale. Il prestigio ottenuto con i nostri momenti culturali è ben radicato a Timişoara. Dal 2010, abbiamo anche il centro PLIDA in Ateneo. Il gennaio scorso, le dottoresse Tiziana Cavallo (Verona) e Lara Drcič (Capodistria) hanno fatto una prima settimana di iniziazione in Radio web, con rilascio di certificati di frequenza ad una quindicina fra docenti e studenti nostri e di Chişinău. Il prossimo ottobre, ripeteremo l’impresa, coinvolgendo anche partner nostri di Mosca e Belgrado, subito, cominciando a fare le prime trasmissioni. Sempre quest’anno, redigeremo un progetto a finanziamento europeo, coinvolgendo i partner summenzionati. Così un numero significativo di giovani avrà un’opportunità professionale supplementare.
Ormai da anni, mi legano tanti bei ricordi all’Associazione Gli amici di Leonardo Sciascia, alla Fondazione Romualdo Del Bianco, al sodalizio Italradio. Sogno spesso la Città Eterna, l’amata Sicilia, mi piacerebbe conoscere la Sardegna, la Puglia, la Liguria, l’Abruzzo e mi fermo, per non peccare troppo.
 

Timisoara è senz'altro il maggior polo dell’imprenditoria italiana in Romania. Quale apporto ne viene e potrebbe ancor più venirne sul piano culturale?

La folta presenza imprenditoriale italiana nella nostra bellissima città si è, purtroppo, sensibilmente diradata negli ultimi due anni, ma – appena le circostanze politico-sociali cambieranno e speriamo che questo possa concretarsi entro l’anno – molte realtà economiche risorgeranno, con benefici reciproci importanti. Alcuni imprenditori sensibili alle problematiche culturali ci hanno regalato gesti di mecenatismo encomiabili. Penso con gratitudine ai Dott. Gianfranco Zoppas, Dott. Renzo Francesconi, Dott. Claudio Sperduti, Dott. Riccardo Rizzi, agli amici Nino Petri (scomparso nel 2006), a Tiziano Chiarotto, Giovanni Favaron, Roberto Meneghetti, Daniele Santesso, Mirko Maschio, Daniele Damele, ai diplomatici del Consolato Generale d’Italia a Timişoara, ripristinato nel 2003, dopo un'interruzione di 55 lunghissimi anni. Col progetto Alter ego, l’amico Norberto Cacciaglia e la nostra ex studentessa Silvica Gobej ci hanno spedito dall’Umbria ben tre tonnellate di libri. Tengo a evidenziare un triplice appoggio finanziario dato ad altrettante nostre masterande dell’attuale primo anno, pertanto ringrazio nuovamente i dottori Salvador Miguel Porcaro, Paolo Maggiolo e Costante Azzalini.

L'arte della traduzione

Cosa rappresenta per lei la traduzione letteraria?

Dedicarmi alle traduzioni mi piace da una vita. Ho cominciato ai tempi dell’Università e continuo a tradurre, sia dall’italiano, che non dal romeno, quattordici libri e moltissime riviste stando a futura memoria, in Italia, Romania, Grecia, Stati Uniti.

Lei ha tradotto in romeno sia poesia sia narrativa. Dalla prospettiva del traduttore, quale delle due le è più vicina e perché?

In prevalenza, mi sono dedicata alla poesia, senza dimenticare di tradurre narrativa, però. La lista dei nomi si aggira a un centinaio, fra cui Mihai Eminescu, Lucian Blaga, Ion Pillat, Eta Boeriu, Ioan Alexandru, Marin Sorescu, Octavian Paler, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta, Laura Di Falco, Rolando Certa, Biagia Marniti, i viventi Corrado Calabrò, Riccardo Campa, Melo Freni, Lucio Zinna, Carmelo Pirrera, Dante Maffia, Beppe Orlandi, Carlo De Martino, Ana Blandiana, Ion Arieşanu, Anghel Dumbrăveanu, Şerban Foarţă, Eugen Dorcescu, Adrian Popescu. Un recente mio libro bilingue di versi ha quale autore un poeta bessarabo che vive in Italia: Iurie Bojoncă. Mi accingo a portare in italiano poesie dedicate da Nina Ceranu al suo recente periplo italiano, è pronto per la stampa un affascinante libro di liriche di Calabrò tradotto in romeno. Indubbiamente, la poesia m’incanta proprio per la forte presenza dell’ineffabile.
 

Lei traduce anche dal romeno in italiano. Come vede la traduzione in una lingua diversa dalla propria?

Rischiando di annoiare gli addetti ai lavori, bisogna ripetere, per forza, il segreto di Pulcinella: partire dalla propria lingua scegliendo quale meta un idioma straniero significa un’impresa veramente ardua. Per far tacere il tarlo del dubbio, spesso ho scelto l’opinione di amici italiani, prima di dare alle stampe i testi. Ma non sempre, data una dimestichezza linguistica che, pare, sia riuscita a raggiungere con la frequentazione che aduna oltre quattro decenni.

Come si ridimensiona l’atto traduttivo nell’era della comunicazione? Quanto è importante la tendenza a collaborare, a dialogare con l'autore, a farlo partecipare al processo traduttivo?

Senza traduzioni, il futuro è impensabile, nonostante l’appiattimento rappresentato dalla quasi egemonia della lingua inglese. La fortuna di conoscere di persona lo scrittore che stai per tradurre conta enormemente. Non mi posso lamentare, io l’ho avuta spesso.

La presenza della letteratura italiana in Romania

In uno sguardo d’insieme, come valuta l’attuale presenza della letteratura italiana in Romania? Cosa si auspica per il futuro?

Le tradizioni dell’italianistica romena sono eccezionali. Attenendomi soltanto ad alcuni dei grandi scomparsi – Alexandru Marcu, George Călinescu, Eta Boeriu, Nina Façon, Alexandru Balaci, Marian Papahagi sono punti di riferimento formidabili – esiste tuttora una continuità degna di stima, in tutte le principali cittadelle universitarie, soprattutto. Ma la verità è che occorre fare molto di più, per far conoscere al pubblico romeno altri letterati che l’Italia vanta di avere. Il gusto diventa assai amaro, se spostiamo lo sguardo verso la scarsa presenza in Italia di scrittori romeni portati nella lingua di Dante. Un serio guaio è persino la poca circolazione dell’informazione in merito. Mi è capitato alcune volte appurare dall’Internet dell’inserimento di traduzioni mie in libri che almeno per adesso non ho avuto in mano. Confesso di desiderare molto di poter entrare in possesso del volume Către cititori di Lucian Blaga, stampato nel 2006 presso la casa editrice Ars longa, che contiene la poesia omonima in 18 versioni straniere, dovute a traduttori di un certo spessore. Al riguardo, senz’altro, le difficoltà pecuniarie sono una seria spiegazione delle lacune segnalate, da prendere in considerazione insieme con la carente rete di diffusione sul territorio romeno dei libri, della stampa in senso lato.

Concludiamo riportando la sguardo a Timişoara. La capitale del Banato è gemellata con tre città italiane: Faenza, Treviso e Palermo. Quali sono i risvolti socio-culturali reciproci e più significativi di questi gemellaggi?

L’aprile scorso, una importante delegazione faentina ha trascorso un paio di giorni intensi a Timişoara, la visita sarà ricambiata quest’anno, come accennavo sopra. Devo applaudire l’altruismo dell’amico Vittorio Maggi e delle Autorità di Faenza, che stanno ampliando il prezioso Centro di assistenza per i bambini autistici timiscioregni. Per motivi che reputo meritino serio approfondimento, i gemellaggi con le città di Treviso e Palermo non funzionano, a prescindere da ogni ragionamento sulle distanze geografiche. Mi chiedo se, attivando collaborazioni tra i nostri comitati Dante Alighieri, non si potrebbe migliorare la situazione.
Come vede, le sfide non mancano, c’è tanto pane per denti romeni e italiani, per scongiurare incomprensioni, atteggiamenti umilianti, sfociati persino in campagne serrate di usurpazione identitaria a danno di noi romeni, che abbiamo fra le oltre 20 minoranze etniche pure degli zingari, come li hanno tutti i paesi europei, d’altronde, ma noi non spacciamo per sinti, rom o quant’altro popoli che nomadi non lo sono per niente.

Intervista realizzata da Afrodita Carmen Cionchin
(n. 3, marzo 2012, anno II)