Gabriella Gavioli: «Diamo voce a parole bisbigliate, ma mai messe a tacere»

«La Romania è capace di una scrittura profonda e tormentata, sensibile e spregiudicata, specchio di lunghi anni di parole bisbigliate ma che non sono mai state messe a tacere. La letteratura romena vale la pena di essere conosciuta di più, perché portatrice di un vissuto e di un sostrato culturale forte ed empatico». Presta attenzione alle sfumature che fanno la differenza Gabriella Gavioli, direttore editoriale delle Edizioni Saecula, che in catalogo hanno il volume di Ana Blandiana Il mondo sillaba per sillaba. Pronunciato l'interesse per la storia.


La Romania Paese ospite al Salone: cosa Le è parso meritevole di particolare sottolineatura circa questo evento e le concrete modalità in cui ha avuto luogo?

La comunità romena in Italia è una tra le più vaste e sicuramente la presenza della Romania come ospite al Salone del Libro ha rappresentato per essa l’opportunità di riavvicinarsi e talora di incontrare di persona alcuni tra i maggiori scrittori romeni contemporanei. Ma, al tempo stesso, anche per il pubblico italiano la presenza di questo grande e ben congegnato stand ha rappresentano un’occasione importante per avvicinarsi a una cultura a noi così vicina (sia in termini di spazio sia in termini di origini) eppure così poco nota. Di grande pregio l’organizzazione di incontri con gli scrittori romeni (ben 23), con le loro storie, con le loro parole, con i loro visi immortalati nelle fotografie esposte al primo piano (sala dove si svolgevano gli eventi, ndr) dello stand.

Cosa L'ha indotta ad aprire l'editrice da Lei diretta agli scrittori romeni? Quali sono, a suo avviso, gli aspetti di particolare interesse?

La nostra casa editrice, le Edizioni Saecula, poggia la propria produzione sul binario della storia. Ma «fare storia» può avere declinazioni decisamente variabili e nostra ferma volontà è quella di offrire ai lettori un ventaglio quanto più ampio possibile di punti di vista e di oggetti dell’historein (in greco antico il conoscere attraverso l’indagine, la ricerca). In questo desiderio rientra anche il tentativo di avvicinare il lettore italiano a culture, scritture ed eventi che gli sono poco noti.
La Romania è un Paese con cui condividiamo l’origine della lingua, un Paese di cui abbiamo conosciuto le vicende storiche drammatiche in un passato decisamente vicino. E riteniamo che, come molta letteratura dell’est, anche quella romena valga la pena di essere maggiormente conosciuta di quanto non sia attualmente, perché portatrice di un vissuto e di un sostrato culturale forte ed empatico. Come ha messo in luce anche il Nobel alla scrittrice romena Herta Muller, la Romania è capace di una scrittura profonda e tormentata, sensibile e spregiudicata, specchio di lunghi anni di parole bisbigliate ma che non sono mai state messe a tacere. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di includere nella nostra collana di letteratura di viaggio (sempre con taglio storico) il ‘taccuino’ di Ana Blandiana, scrittrice, poetessa e saggista di grande spessore. Uno scritto a metà strada tra diario di viaggio e saggio giornalistico, dove lo sguardo della Blandiana è vigile e benevolo, la parola è vivida, emozionante, sincera. La stessa con cui si oppose negli anni della gioventù al regime di Ceauşescu (motivo per cui le fu più volte impedito di pubblicare). E non è affatto un caso che la scrittrice romena la cui opera abbiamo deciso di includere nella nostra produzione abbia recuperato, lei per prima, la memoria degli anni della dittatura, trasformando una delle più conosciute prigioni della Romania in uno spazio espositivo dedicato alla memoria.

Quali sono state le prime risposte e reazioni alla vostra iniziativa editoriale, in tal senso?

Siamo rimasti colpiti di come, già allo stand della Romania, presso cui il nostro volume (Il mondo sillaba per sillaba) è stato presentato in anteprima nei giorni del Salone del Libro, la gente venisse con entusiasmo a incontrare Ana Blandiana e il suo nuovo volume. Noi abbiamo conosciuto Ana prima di tutto attraverso la sua scrittura, quando il traduttore Mauro Barindi ci ha proposto la pubblicazione in lingua italiana del testo. Vedere come la gente (i romeni al pari degli italiani) si avvicinassero alla signora Blandiana pieni di ammirazione e stima ci ha senz’altro emozionanti sul piano umano e rafforzati, dal punto di vista professionale, nella convinzione che avessimo optato per una scelta culturalmente fondata.

Che cosa può concretamente apportare questa edizione del Salone agli editori italiani nei confronti della letteratura romena? Quali altre iniziative Le appaiono auspicabili?

La speranza è che l’editoria italiana decida di volgersi a scritture pregnanti come quelle della Romania e, in generale, dei Paesi dell’est, in modo da costituire un tramite concreto per la diffusione di culture che molto hanno da insegnarci. In questo senso qualsiasi iniziativa è auspicabile, qualsiasi forma di cooperazione che abbia lo scopo di importare nel nostro Paese la scrittura, la produzione cinematografica e teatrale e qualsiasi altra forma di trasposizione della realtà in arte che la Romania può offrirci.
Sottolineiamo anche il fatto che è stato per noi una grande piacevole sorpresa notare come l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, insieme all'Istituto Culturale Romeno di Bucarest ci abbiamo supportato, con cortesia e affetto, oltre che con un concreto contribuito economico alla pubblicazione, nella nostra volontà di tradurre e portare in Italia il libro di Ana Blandiana.




Intervista realizzata da Afrodita Carmen Cionchin
(n. 6, giugno 2012, anno II)