Focus sul cortometraggio romeno al Sedicicorto International Film Festival

Nell’ambito del Sedicicorto International Film Festivaldi Forlì, in programma dal 3 all'11 ottobre 2014, si terrà un focus sul cortometraggio romeno, in data di sabato 4 ottobre, dalle ore 10.00 alle 12.00, presso il Multisala Astoria (Viale dell'Appennino 313, Forlì).

Se la cinematografia romena ha rappresentato la rivelazione di fine millennio, mettendo a nudo elementi e costumi, fattori e mode di una realtà e una cultura di cui ben poco era dato sapere fin lì, non dovrebbe essere difficile ritrovare ora aggiornamenti e pattern di quella medesima realtà, come di quell'identica tradizione, entro un formato, in apparenza semplice, come il cortometraggio. Di fatto, la più comoda forma di espressione per tanti giovani cineasti che, privi di una scuola vera e propria, hanno potuto conoscere il cinema soprattutto perché legati da un episodio specifico. E tale episodio, a propria volta, ha ricondotto la Romania sul binario di una diffusione mediatica come mai prima d'allora le era accaduto.

Lo short è il formato cinematografico che ha permesso a registi ancora poco noti in patria, ma quotati all'estero tra festival e rassegne, di esprimere sentimenti e contraddizioni d'un Paese che i supremi organi di Stato bene si guardavano dall'elargire. Formato, in qualche caso, anche più incisivo del lungometraggio, e comodo biglietto da visita per la politique – d'interpretazione diversa dal punto di vista soggettivo, ma di analoga sostanza collettiva – di cineasti come Mungiu, Netzer, Porumboiu, Puiu e numerosi altri. Politique relativa a un'univoca condizione difficile e determinante, di tensione e di miseria, le cui vergogne e i cui scheletri non potevano essere celati ancora per molto.

Il breve ciclo di cortometraggi previsto durante uno degli appuntamenti del Sedicicorto International Film Festival di Forlì, in programma dal 3 all'11 ottobre, si presenta come un piccolo tardivo campionario dei menzionati topoi, fattori e contraddizioni di una realtà disarmante, eppure ancora enigmatica, e proprio per questi motivi meritevole di attenzione e curiosità. E nonostante i problemi della realtà romena documentata da sempre restino i medesimi (si pensi al difficile rapporto, di antichissima memoria, tra romeni e rom), anche prima della realizzazione di tali lavori, occorre segnalare che gran parte dei registi di questi prodotti (Radu Jude, Alexandru Mavrodineanu, Paul Negoescu, Adrian Sitaru) ha potuto cimentarsi dietro la m.d.p. solo coltivando esperienze di studio e di lavoro in Europa, ancor prima di studiare cinematografia (qualcuno presso la prestigiosa Università Nazionale di Teatro e Arti Cinematografiche «Caragiale») o di muovervi i primi passi. Esattamente com'era capitato ai loro citati colleghi, più o meno coetanei.

Qualche parola, infine, occorre spendere per i cortometraggi d'animazione giacché la Romania, anche in quell'area, vanta una tradizione di notevole rispetto: sin dalla prima metà degli anni Venti, con nomi quali Aurel Petrescu e Marin Iorda, fino agli anni Cinquanta con il pluripremiato Ion Popescu-Gopo, e l'istituzione di una scuola cinematografica d'animazione. La formula del cortometraggio animato, d'impianto allegorico e impegno civile, sembra avere poi lasciato margine a una serie di operine sospese tra il fiabesco e il poetico, l'onirico e l'ermetico. Qualcosa di assai vicino al filmato educativo-didattico scolastico, o al prodotto pubblicitario, senza essere realmente in grado di uscire dalla confezione festivaliera fine a sé stessa. L'impressione è quella dell'operazione garbata, al termine della quale non resta molto. E tutto ha il sapore, transitorio e fugace, della nuvoletta facente capolino in uno dei lavori che la rassegna annovera (My Friend Is a Cloud di Anton Octavian).



Francesco Saverio Marzaduri
(n. 10, ottobre 2014, anno IV)